Bentornati ad un nuovo numero del Piper’s Pit! Ci siamo appena lasciati alle spalle una grande edizione di WrestleMania (a mio avviso la migliore da parecchi anni) e siamo a poche settimane dal ritorno della WWE in Italia, a Bologna per la precisione. Ma noi nel frattempo torniamo indietro nel tempo per raccontare uno degli episodi più tragici della storia del wrestling: l’omicidio di Bruiser Brody.
Frank Donald Goodish (che tutti poi conosceranno come Bruiser Brody) nasce a Detroit il 18 giugno 1946 e, dopo essersi dedicato al football all’università, debutta nel pro wrestling nel 1973, allenato dal leggendario Fritz Von Erich. Il suo stile di lotta divenne immediatamente estremo e brutale, tanto che Brody si fece la fama di persona che molto raramente usciva dal suo personaggio, rifiutandosi anche sovente di seguire la trama predeterminata degli incontri. A causa del suo lottato divenne una vera e propria leggenda in Giappone, grazie ai suoi violenti scontri con Abdullah the Butcher, ma il suo carattere non certo facile lo portò a venire licenziato dalla NJPW, ragion per cui dal 1987 lavorò quasi solo esclusivamente con la World Wrestling Council, federazione di Porto Rico di proprietà della leggenda locale Carlos Colón, padre di Carlito.
Il 16 luglio 1988 Bruiser Brody si trovava a Bayamón, vicino alla capitale San Juan, per combattere un match contro Dan Spivey. In attesa nello spogliatoio venne raggiunto dall’ex lottatore e booker della federazione José Huertas González, che lo invitò nelle docce per parlare di affari. Quello che accadde lì dentro resterà per sempre avvolto nel mistero: Tony Atlas, che era presente nello spogliatoio e fu il primo a soccorrere Brody, disse che sentì i due litigare, prima di udire urlare Brody. Atlas allora entrò nelle docce e vide Brody a terra e González con in mano un coltello. Fu lo stesso Atlas a trasportare il corpo della vittima per le scale, essendo troppo grosso per gli infermieri. In attesa dell’arrivo dell’ambulanza le sue ultime parole furono: “Dite al mio figlioletto che lo amo e dite a mia moglie che amo anche lei, tanto”. Una volta raggiunto l’ospedale le sue condizioni sembrarono subito disperate e infatti morì in breve tempo.
González, ovviamente accusato di omicidio (inizialmente di primo grado e successivamente involontario), affermò sempre di aver agito per legittima difesa. Il processo non si svolse esattamente in un clima imparziale: a Porto Rico allora il wrestling era considerato da gran parte della popolazione un’attività sportiva assolutamente non predeterminata e Bruiser Brody quindi non era visto come un attore che interpretava una parte, bensì come il cattivo americano nemico della gente locale. Inoltre Carlos Colón testimoniò in difesa dell’accusato, dichiarando che la vittima era solita avere comportamenti violenti ed antisociali. Il risultato quindi era scontato: nel gennaio 1989 González venne prosciolto da ogni accusa, senza aver scontato un solo giorno di detenzione.
La popolarità di Bruiser Brody però non cessò con la sua morte e diversi videogiochi di produzione giapponese usarono non ufficialmente il suo personaggio in diversi giochi di successo. Inoltre il wrestler John Nord si ispirò a lui per la gimmick di The Berzerker, utilizzata in WWF all’inizio degli anni ’90. E finalmente nel 2019 la WWE lo introdusse nella sezione Legacy della sua Hall of Fame. Concludiamo con un’ultima curiosità: la sua musica d’ingresso era la celeberrima “Immigrant Song” dei Led Zeppelin.
“I have wined and dined with kings and queens and I’ve slept in alleys and dined on pork and beans”.
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